L’iconografia botanica nella storia

La rappresentazione delle piante ha origini molto antiche. Fin dai tempi degli antichi egizi venivano ritratte specie botaniche in affreschi e bassorilievi. Lo scopo principale era quello di raffigurarle essenzialmente ad uso scientifico, per lo studio medico: le piante medicinali dovevano essere catalogate e descritte anche con l’ausilio di disegni in modo che non potessero esserci errori di interpretazione. Uno dei primi testi medici illustrati fu il “De materia medica”, del greco Pedacio Dioscoride.

Lungo il rinascimento la pittura botanica ebbe un grande sviluppo: accanto al sapere scientifico, cresceva una vera e propria scuola pittorica. Luoghi privilegiati furono le grandi corti, tra cui quella Medicea e Carrarese.

Tra i pittori si distinsero, in Italia, tra il ‘500 ed il ‘600, Jacopo Ligozzi e Giovanna Garzoni.

Anche in Francia ci fu un importante sviluppo dell’iconografia botanica, specialmente a partire dal 1800. Ricordiamo, infatti la meravigliosa opera in otto volumi sulle liliaceae di Pierre Joseph Redoutè.

Oggi giorno, sebbene la fotografia abbia preso il posto della pittura botanica nell’illustrazione medica delle piante, essa suscita ancora molto fascino ed interesse. Ne sono testimonianza le molte ed illustri collezioni, tra cui quella del Royal Botanical Garden Kew di Londra, dell’Hunt Institute for Botanical Documentation di Pittsburgh, oppure quelle private di Shirley Sherwood (Londra) o di Mrs. Rachel Mellon (Virginia) o della Regina Elisabetta II di Inghilterra.

Personalmente ritengo che sia fondamentale, in questo momento storico, in cui il nostro Mondo corre il grande rischio di essere definitivamente perduto, attuare tutti i sistemi possibili per far conoscere quanta ricchezza esso conservi.